giovedì 18 settembre 2014

Intorno a You, the Living




"Ho sentito di una città sopra le nuvole,
oltre la terra coperta di nebbia.
Una volta ci andrò!

Ho sentito di un paese senza lacrime,
senza dolore né miseria né lotte
dove nessuno soffre più di malattie.
Una volta ci andrò!"

Vedo "You, the Living" e penso che sono le strade del mondo, niente è più assurdo di crederle assurde: rimane spazio per i sogni, come quelli della casa mobile di un viaggio di nozze, di una canzone cantata con l'amore gratuito di chi non ti conosce affatto. Il mondo di Roy Andersson è popolato da miliardi di isole, ogni individuo è un universo e, ancora una volta, il centro del suo cinema è occupato dalla dolente ma buffa impossibilità di un nesso, collegamento, o meglio ancora dialogo: la comunicazione stessa diviene l'artificio più grande. Proprio per questo lo sguardo sugli uomini, esposti in tutta la loro tragicomica fragilità, assume una tenerezza senza limiti.

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