giovedì 18 febbraio 2016

Primi appunti su Knight of Cups




"Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto."
(Prima Lettera ai Corinzi, capitolo 13, San Paolo).

Sorprendente e radicale l'ultimo sconvolgente Malick.



Ricomporre mondi perduti, ricostruire l'idea stessa di un uomo, reinventare il legame tra noi e il mondo, fino ad allestire un nuovo insensato girotondo: mai stato così oscuro Malick che porta il suo cinema tra la gente, che fotografa le superfici alla ricerca disperata di una scintilla che è sempre da un'altra parte. Tra cielo e terra, si sprofonda in acqua, richiamati da un altrove lontano, senza tempo, senza durata: la materia si astrae e non rimangono che i sogni nei sogni e il ricordo vaporoso del bambino che eravamo. La nostalgia irrequieta dell'albero della vita si fa allucinazione vertiginosa, un incubo da cui il principe deve svegliarsi per poter tornare a vivere. "Knight of cups" mi è parso subito come l'opera definitiva, terribile e potentissima, di Malick sull'oblio, condizione esistenziale e fondativa dell'uomo stesso...che poi è il suo stesso moto vitale, l'inizio e la causa del nuovo pellegrinaggio.


ciò che rimane è già destinato a partire sui canyons di hollywood



occhi puntati sulle cose, alla ricerca commovente di una luce altra, di una grazia inaccessibile, di un reminescenza improvvisa scolpita nella patina pubblicitaria del mondo. In attesa di poterlo rivedere e scriverne in maniera più approfondita, mi convinco sempre di più che Knight of Cups sia il film definitivo sulle immagini e sulla loro stessa negazione (come se lo statuto ontologico di ogni immagine e, dunque, di ogni uomo fosse l'oblio: questo il terrore più profondo a cui è giunto, miracolosamente, il cinema malickiano).


come angeli in alta definizione, immemori di un colore caldo che possa tornare ad abbracciare le immagini, perduti in un mondo che non si vuole più.


"Tutto è già esistito. La vita mi pare un'ondulazione priva di sostanza. Le cose non si ripetono mai, ma sembra che noi viviamo nei riflessi di un mondo passato, di cui prolunghiamo gli echi tardivi." (E.M. Cioran, "Lacrime e Santi")

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