martedì 20 gennaio 2015

Mondi paralleli: Industrial Symphony No.1
The Dream of the Brokenhearted




Storie d'amore che finiscono.
In una dimensione altra Sailor ha abbandonato la sua Lula e lei, in sogno, ha visto nei suoi stessi occhi profondità recondite e abissali. La dissolvenza è per Lynch una questione di luce, un'apparizione che, inquieta, balugina sul palco ed è sempre pronta a tornare all'oscurità. La dissolvenza è bagliore e volo d'angelo, cantata dalla voce celestiale e struggente di Julee Cruise. Perfino i sogni di una donna dal cuore spezzato sono fatti di luce: immagini di un mondo i cui fantasmi e demoni si librano lungo inferni post-industriali. Bambolotti dal volto bruciato piovono dall'alto, nell'impossibilità fisiologica di tornare indietro (o semplicemente di ricominciare a volare). Ma soprattutto "Industrial Symphony No.1: The Dream of the Brokenhearted" è una visione/riflessione ipnagogica sulla trasparenza di ogni immagine e corpo. David Lynch d'altronde è sempre stato un magnifico creatore di forme che scompaiono, con l'occhio mirabilmente teso verso lo svanire stesso di ogni figura. Ogni immagine è ancora una volta mente che cancella, pronta a svelare il fantasma stesso che in realtà è. E i fantasmi di Lynch sono matrioske incantate, infinite scatole cinesi che non conoscono occlusione alcuna, svelando il retrofondo illuminato e granitico di ogni corpo. Vige solo la più radicale, imperturbabile trasparenza che ci ripete, come un mantra incantato, che ogni immagine è ponte teso verso il nostro stesso abisso.

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