giovedì 1 dicembre 2016

Sulla fede, su Monte, su Naderi e su Tarkovskij




Ogni atto di fede è gesto gratuito e ossessivo, ogni santo è un folle. Abbattere una montagna per spezzare una maledizione, fare sesso con una strega per impedire la fine del mondo. Agostino in Monte rimane a combattere assieme alla sua famiglia (che non lo abbandona), mentre tutti gli altri se ne vanno. Egli è l'incarnazione del guerriero santo, del profeta che non oppone alcuna resistenza al compiersi - strutturalmente irrazionale - del miracolo ( è una figura quasi abramitica). Solo la fede cieca e incrollabile può donare lui la salvezza. Il Monte stesso sembra suggerirgli ciò che deve fare, fino chiamarlo a sé, alla sua necessaria morte/rinascita. Alexander in Sacrificio arriva perfino a bruciare la propria casa per portare a compimento la profezia. Sia Alexander che Agostino credono prima di vedere, sentono prima di pensare, agiscono - fuori dal mondo - per il mondo. Ecco perché Monte è un film profondamente, sensibilmente religioso, come lo sono tutti i film atletici, sportivi e maratoneschi. E' già lì, mentre prova sulla propria pelle le origini gratuite e irriducibili della fede.

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