lunedì 12 dicembre 2016

Arriva John Doe!




Genesi e caduta del grande sogno collettivo in quello che, ancora oggi, mi pare il film più complesso, più oscuro, più inquietante di Frank Capra. A rivederlo, "Arriva John Doe" si rivela, una volta di più, un film di un'attualità sconcertante. E' un'opera alimentata da continui slittamenti, un quarto potere che non ha paura di farsi spudorata parabola cristica, demistificante sogno americano, inscenando una vera e propria politologia dalle tinte foschissime (i potenti di turno che, nel finale, sembrano orride emanazioni pinguinesche). Il John Doe di Gary Cooper non è in fondo così distante dal suo Mr.Deeds di E' arrivata la felicità. Al cinema, almeno al cinema, bisogna credere nell'utopia, e questo Capra l'avevo capito meglio di tutti. Trovo quindi straordinario che il finale scelto per il film (si parla di quattro finali alternativi) rappresenti in definitiva la rottura di un circolo, la vittoria del singolo uomo su un intero sistema: se l'amore non potrà salvare il mondo potrà almeno salvare John Doe, che significa ognuno di noi.

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