martedì 29 luglio 2014

Sul perché amare incondizionatamente A.I.




Quando il cinema ritorna atto d'amore puro, che commuove e inebria, capace di citare, mescolare le carte, omaggiare senza mai lasciar da parte la propria identità. In questa meraviglia lisergica intrisa di humanitas, che cita Kubrick e Collodi mentre porta lo spettatore in un Paese dei balocchi di rara inquietudine, il cinema di Spielberg dichiara - ancora una volta - la sua identità: quella di chi ha sempre continuato, nonostante tutto, a credere nell'uomo e nelle sue potenzialità, fino al sogno di un ultimo giorno impossibile, quello in cui si diventa finalmente bambini veri. Ingiustamente boicottato da chi continua a scambiare il sentimento con il sentimentalismo, A.I. rimane per il sottoscritto una delle vette visionarie di Steven Spielberg.

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