martedì 25 luglio 2017

L'altro volto della speranza




Ogni volta che arrivo ai titoli di coda di un film di Kaurismäki mi viene una gran voglia di correre ad abbracciarlo. Non fa eccezione questo suo piccolo grande "L'altro volto della speranza" che è un film leggero come solo una favola finlandese, tenero come l'opera di un vagabondo figlio di Charlot. Ed è commovente, perché nel 2017 fare un film su un rifugiato siriano che attende una nuova vita con questo garbo, con questa dolcezza, con questa fiducia sconfinata nell'umanità è prima di tutto un'esaltante lezione di morale. Il mondo cinematografico dove Kaurismaki ci proietta è quello dove prima si stende un uomo con un pugno e poi lo si assume a lavorare, gli si dà un tetto sotto cui dormire, lo si aiuta in tutti i modi in cui si può aiutare qualcuno: al cinema, almeno al cinema, si può - e si deve - credere ancora.

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