sabato 26 aprile 2014

Libere ricognizioni spielberghiane del giorno dopo




(in seguito all'ennesima visione di "Duel", girato da Steven Spielberg appena 24enne, in soli 16 giorni di riprese).

Pensando al cinema di Spielberg come alla storia di un individuo braccato dal mostro (o dal mondo-legge-società-potere-gente o, semplicemente, dall'altro).
Che poi già c'era in quell'autocisterna la bocca famelica del dinosauro o le fauci dello squalo che non potevano fare altro che ingurgitare ed ingurgitarci. Del resto non rimane altro da fare fuggire via, volando in bicicletta ad altezza della luna, lontani dal mondo degli adulti che ha (ancora!) paura degli extraterrestri e che ha dimenticato come si vola. Che poi, infine, già "Duel" era "Prova a prendermi": ma in macchina la preda era terrorizzata perché dietro ad essa tutto poteva essere, ma non c'era possibilità di capire, comprendere, si poteva solo correre ed agire (perché ancora la paura aveva un senso, verrebbe da dire). Molto prima di una caccia al ladro che (in realtà) non avrebbe mai avuto fine. O forse sì. Sospesi in un terminale, a un passo da quel Nuovo Mondo, terra di sogni e di rimpianti, mentre si osservano gli aerei che volano via diretti verso il cielo.

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