mercoledì 15 gennaio 2014

In un magma d'immagini:
"United Red Army" di Koji Wakamatsu




Parte come un documentario con immagini di repertorio e una voce off che narra, fredda e neutrale, gli eventi nel Giappone tra gli anni '60 e '70. Poi, improvvisamente, si trasforma in un dolorosissimo film "di finzione" (se ha ancora senso come classificazione) che racconta l'addestramento per diventare veri soldati (e veri comunisti) della United Red Army.
Il film avanza per blocchi, in un'estetica bassa e dimessa che mostra la deriva violenta e cieca degli ideali e dei sogni, la reiterazione di qualsiasi gesto punitivo, di quell'autocritica che diviene estasi di purificazione sconvolgendo mente e sensi. E quando arriviamo al blocco finale, quello del rapimento, i tempi si rallentano ulteriormente, si riscopre l'umanità e la fragilità del singolo, la diversità e il dolore. La Storia rientra prepotentemente in un mare di scritte sovrimpresse, di voci off documentaristiche, come a ricordare che "United Red Army" non è un film ma è un magma d'immagini e di storie che si muovono ipertrofiche (anche oltre le tre ore di durata) nel dolore e nella miseria.
La rinascita di Wakamatsu (a cui seguiranno gli ultimi splendidi film) prima della definitiva dipartita.



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