lunedì 2 giugno 2014

Sulla terra, l'acqua e il miele:
Le meraviglie




L'aspetto che più mi ha folgorato de "Le meraviglie" è la sua incredibile carica evocativa, il suo saper costruire un mondo altro in grado di restituire una dimensione mitica e ancestrale. La sequenza della grotta e delle ombre mostra come Alice Rohrwacher rivolga tutto il suo sguardo al gioco che ha preceduto ogni riflessione, ogni società, ogni struttura civile. E' un cinema, questo, legato agli elementi della terra, all'aria e alla pioggia, al miele che sgorga dai recipienti, ai campi desolati e desolanti. Il mondo dello spettacolo, che s'insinua nella purezza dello sguardo, avanza inevitabile, ma senza schematismi o bipartizioni ideologiche. Perfino il personaggio di Monica Bellucci nasconde una tristezza più vera, più autentica di tutti gli artifici che presenta. E in questo cinema colmo di umanità, di ritorno alle origini, è il tempo delle pecore e delle api che scandisce ogni momento della giornata. E così la fruizione dello spettatore, la cui attenzione si lascia cullare dal silenzio e dalla quiete. Del che se ne dica in giro, dopo "Corpo celeste", "Le meraviglie" è la conferma che siamo di fronte a uno sguardo energico e davvero poco convenzionale all'interno del panorama cinematografico nostrano.

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