giovedì 9 ottobre 2014
Troppo per essere vero: Lucy
Già mi era stato (s)consigliato da diversi amici su facebook e altrove, dove riecheggiavano curiose e importanti attribuzioni come "Il 2001 dei film di merda".
Inoltre mi ero promesso che non avrei avuto più nulla a che fare con Luc Besson.
Ebbene, vi confesso che non ho resistito: complice una passione masochista e un gusto per l'orrido, ho deciso di recarmi in sala a vedere "Lucy".
Mentre le immagini scorrevano sullo schermo, ho raggiunto l'entusiasmo e l'incoscienza di un bimbo che ha a che fare con quella cosa brutta ma brutta brutta che ti fa ridere in modo increscioso. "Lucy" impone una nuova categoria, un oltre che sfonda a mani basse qualsiasi concezione di "brutto", "mal girato", "pasticcio", "improbabile", "inguardabile" e così via. Da una parte, diceva qualcuno, ci sono i grandi capolavori della storia del cinema, dall'altra ci sono quelle cose talmente oltre, talmente "Che?" "Cosa?" "Ma dai!", "Dove sono le tette?" da essere altrettanto indimenticabili. Perché Scarlett Johansson che brinda su un aereo "Alla Sapienza!" con un calice di champagne è una sequenza più (s)cult di Ethan Hawke che si fa un selfie in "Cymbeline" (e che tutto questo avvenga nello stesso anno dimostra come fosse il 2014 e non il 2012 l'anno più funesto e apocalittico).
Tra immagini velocizzate e ralenti improvvisi, Luc Besson ruba le scimmie di 2001 e i dinosauri di The Tree of Life, mentre Scarlett Johansson bacia gratuitamente un poliziotto "per non dimenticare". Dalle origini della vita ai pellerossa, Luc Besson, tutto preso dalla sua "grande" opera di fantascienza "filosofica", dal suo "action-movie intelligente" da tramandare ai posteri (Buon Dio, no!) è attento come mai che non sfugga nulla - ma proprio nulla - al suo spettatore. Qualsiasi cosa niente panico, c'è Morgan Freeman!
Lui, (ex) deus ex machina divenuto luminare della scienza (basti pensare all'ultimo mediocre "Transcendence" che presenta diverse analogie con "Lucy"). Lui, che un tempo era Dio o Presidente degli Stati Uniti d'America, ma che oggi è una sorta di emanazione positivista - e buona - della nostra scienza divulgativa. Lui, che pare uscito da una puntata del Morgan Freeman Science Show, e che, con voce rassicurante e occhio vivace, ci spiega tutto. E se non si capisse qualcosa? Se le parole chiare e limpide di Freeman si rivelassero invece un po' troppo caustiche? Luc Besson dice "non disperate" e ci regala immagini naturalistiche che entrano in scena appena pronunciate. Ogni animale, ogni catastrofe, ogni nuova vita è lì pronta per illustrare pedissequamente quel che è stato detto.
Grazie a Luc Besson ho visto due rane che si riproducono, grazie a Luc Besson ho rimpianto perfino Matrix, grazie a Luc Besson ho capito che uno più uno non fa due, grazie a Luc Besson ho compreso finalmente che il monolito di "2001" altri non era che Scarlett Johansson, seduta su una sedia, mentre toccava il dito di una scimmia: il miracolo del "Giudizio Universale"! E infine grazie a Luc Besson ho finalmente compreso che la regia è un optional, che le sequenze d'azione sono un'accumularsi di immagini senza soluzione di continuità, che il tempo lo puoi gestire un po' come ti pare, e che il cervello umano, arrivato a sfruttare il 100 % delle sue possibilità, trasforma il corpo nel liquido nero che genera Venom. Dopo "Lucy" non si torna indietro.
Post scriptum: come qualcuno ha osservato l'unica metamorfosi interessante del film è al di fuori del film stesso. Il destino di Scarlett Johansson in "Lucy" è la sua stessa invisibilità, la sua circolazione extracorporea: finisce "Lucy" inizia (un bel po' meglio) "Her", e in mezzo c'è forse il corpo-ricettacolo di "Under The Skin".
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