giovedì 9 ottobre 2014

No - I giorni dell'arcobaleno




Ho amato subito "No - I giorni dell'arcobaleno" per il suo stile secco, essenziale, scevro di qualsiasi retorica nel suo mischiare, confondere finzione e immagini di repertorio: non c'è alcun distacco fra ciò che ha girato Larrain e i filmati nel 1988, perché in fin dei conti questo è un film sulla persuasione delle immagini, sul potere mediatico della televisione, il medium "freddo" più vicino alla gente, sulle suo possibilità non solo di raccontare la Storia ma di stravolgerla, riscriverla completamente. Tra reportage, interviste, spot televisivi, canzoni e materiale d'archivio ci si ritrova in un cortocircuito temporale, in una rivoluzione mediatica dove Pinochet è combattuto con le immagini stesse. L'esito del passato si presentifica immediatamente. "No" si presenta come un lucidissimo film-saggio sulla comunicazione e la pubblicità dove le immagini finali, che tanto sembrano cantare la vittoria della democrazia, rivelano in realtà un nuovo inquietante mondo che si stava insinuando, quello di un consumismo tirannico destinato ad avanzare e a cancellare qualsiasi lotta e ideale.

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