giovedì 30 ottobre 2014

Errando sulle rovine tra Rossellini e Malick




Esalazioni di un mondo sopravvissuto alla catastrofe: "Viaggio in Italia" è sempre stato per me l'ultimo film, l'opera posteriore a tutte le altre, quella capace di camminare tra le rovine di un paese che si trova oltre la fine della Storia (la seconda guerra mondiale come guerra ultima, definitiva, inevitabile punto di non ritorno dell'umano). I personaggi erranti di Rossellini sono, non a caso, un Lui e una Lei, esili esistenze che vagano in terra straniera: nella speranza che il sentimento possa germogliare dall'aridità, che il fiore possa crescere di nuovo tra le rovine della Terra (e della morale). Con un salto avanti gigantesco, tanto audace quanto stimolante, i protagonisti di "To The Wonder" sono dei novelli Lui e Lei, non-esistenze in cui rispecchiarci, ipotesi di umanità che errano tra i resti dell'uomo. In ciò che viene dopo il cinema, non c'è più posto per psico-sociologie, rimangono gesti e movimenti, mappature di luoghi che possono sussistere anche (e perfino) senza gli uomini. La meraviglia è allora quel sentimento struggente e inquieto che ci dà movimento, ci mette in moto verso qualcosa di tragico eppur sublime, proprio perché irraggiungibile. Questi spettri erranti sembrano morti che camminano ben consci dell'impossibilità di un ritorno, di una rinascita, di un nuovo, auratico albero della vita. L'unico dono che esiste è allora un abban-dono (penso e ripenso che ogni uomo è la fragile testimonianza della sua sconfitta: ricordiamoci che "Viaggio in Italia" inizia con la domanda "Dove siamo?" a cui segue "Non te lo so dire") Sarebbe bello vederli insieme questi due film, farli lavorare l'uno nell'altro, indagarne i frutti, svelarne le tensioni e, forse, riscoprirne l'insospettabile compattezza.

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