giovedì 9 ottobre 2014
Su quella didascalia che blocca il tempo
Tutto finisce, anche il ricordo, per trasformarsi in un oceano di immateralità incorporea. Ogni romanzo storico è fantascienza, ogni racconto è ricostruzione e reinvenzione, ogni film è macchia di luce in movimento. Allora sarà traumatica quella didascalia finale di "Barry Lyndon", film che blocca il tempo, e che, improvvisamente, viene riportato alla sua totale, inevitabile finitudine. «Fu durante il regno di Giorgio III che questi personaggi vissero e disputarono; belli o brutti, ricchi o poveri, buoni o cattivi, ora sono tutti uguali». Perdendosi, con lo spettro della fine, in una pittura che si è già fatta scultura (del tempo e della memoria).
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