lunedì 14 aprile 2014

discorrendo (lynchiana)




anticamere narrative che parlano di cinema, che parlano cinema e dove parla il cinema. O forse l'insieme di quelle linee sottili che stabiliscono il divario appena percepibile tra cinema e realtà. Vite che scorrono sul piccolo e sul grande schermo, come varchi d'accesso per infinite possibilità. Con "INLAND EMPIRE", una delle opere fondamentali del nuovo millennio, il cinema è tornato a casa, nel limbo del sogno e dell'irrazionalità, ma soprattutto nel regno della pittura. Una pittura consapevole della propria indifinitezza, incredibilmente capace di riflettere un reale frammentato, insensato, completamente fuori di sesto. Non esistono più letture univoche, i pixel hanno fagocitato l'immagine richiedendo a ogni spettatore di completare il film. Ecco che il cinema si riapre alle possibilità e a tutta una serie di infinite, singole esperienze.

2 commenti:

Frank M. ha detto...

Il film capolavoro che travalica il cinema. Per me un'opera d'arte.

Unknown ha detto...

Assolutamente.