sabato 26 aprile 2014
Prima del buio
Lo sconosciuto del lago
E' un piccolo miracolo che un film come "Lo sconosciuto del lago" riesca a trovare distribuzione in Italia, grazie alla Teodora Film.
L'opera si inscrive perfettamente all'interno di quella strepitosa riflessione hitchcockiana sulla suspense e sul principio d'identificazione: ciò che interessa a Alain Guiraudie è prima di tutto il punto macchina, l'al di qua da dove parte uno sguardo che coinciderà esattamente con quello del protagonista.
Questo principio, empatico-associativo, ha il suo climax nella scena dell'omicidio in mare: ci ritroviamo in un campo lungo che evidenzia subito l'inevitabile distanza e la totale, colpevole impotenza nei confronti di ciò che si vede. Impotenza del protagonista di fronte a un omicidio, impotenza della macchina da presa, colpevole di non potersi avvicinare, di non poter vedere meglio, impotenza dello spettatore che si ritrova a guardare, coltivando dentro di sè sensazioni ambigue d'orrore e insieme di attrazione.
Principio voyeuristico estremo dove l'atto sessuale ricopre immediatamente la duplice funzione di espiazione e colpevolezza. La pulsione di morte diviene così l'ipotesi di un godimento estremo, di una passione che non può essere repressa o ibernata.
Lentamente le ultime luci del crepuscolo svaniscono e il protagonista rimane una sagoma sottoesposta, risucchiata dall'oscurità. Non resta altro da fare che chiamare, invocare, desiderare il nome di quell'assassino-amante, che gli potrà concedere il suo fatale amore.
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