domenica 20 aprile 2014

Incubi virtuali: Project X




"Project X" ovvero cronache di una catastrofe dello sguardo.

Prequel ideale di "Spring Breakers": si trova a un passo dall'abisso koriniano, ma a porte aperte e in caduta libera. Si potrebbe quasi leggere come "ciò che è avvenuto prima", come il momento stesso in cui qualcosa è sfuggito dal controllo ed è cambiato per sempre. Il punto oltre della festa, l'eccesso liberatorio svuotato di senso e di obiettivi, completamente ricondotto al nulla più abissale, al puro, inutile, annientamento. Non ancora un videgioco ma una video-festa come esperienza di incontrovertibile e ludico nichilismo. Prima della marcia funebre e pop koriniana le avvisaglie di un lasciarsi andare, di uno sprofondare abissale della morale, si trovano in questo party epico e allargato a dismisura. Ecco perché "Project X - Una festa che spacca" (e il sottotitolo italiano, per una volta, è geniale nel suo travestimento semantico) mi pare un film profondamente inquieto perché racconta la detonazione di uno sguardo ( "Spring Breakers" mostra invece l'oltre: lo sguardo già detonato, già privo di morale, di futuro, di passato, ma anche di presente: ovvero, in una parola, di tempo). "Project X" si configura allora come punto di non ritorno per un intero genere cinematografico, il teen-movie, che assume la faccia ambigua di un destino, di un annegamento progressivo e inevitabile.
D'altronde l'uso del found footage, traslato da contesti horror/apocalittici, destabilizza la teen-comedy trasformandola in un viaggio eccedente, iperbolico e, per l'appunto, di sola andata. Perfino il finale che in molti hanno letto come dolciastro e conciliatorio, mi pare terribilmente e cinicamente ironico nel suo farsi beffe di un'intera tradizione. E quel "tratto da una storia vera" non fa altro che rendere ancora più interessante quest'operazione lucidissima e disillusa di Nima Nourizadeh.

Ecco dunque le deflagrazioni in atto: incubi virtuali di un American Pie posseduto e fuori controllo.


Nessun commento: