martedì 25 luglio 2017
La bella e la bestia di Bill Condon
Io, che ho sempre avuto un debole per la vita degli oggetti inanimati, per la casa degli Usher filmata da Epstein o da Svankmajer, per i Toy Story e per i Poltergeist, non potevo non amare quel momento magnifico de "La bella e la bestia" di Bill Condon. Quando, caduto l'ultimo petalo di rosa, la vita abbandona gli oggetti tanto amati: gli occhi si dissolvono nella materia, lo sguardo svanisce nella superficie delle cose, l'ombra prende il sopravvento sulla luce. La fiamma viva si estingue, la favola arriva al crepuscolo, consapevole che, un istante dopo, il tempo non esisterà più. Poi cessa la parola, termina lo sguardo, sbiadisce il colore. "È la fine?" ci si chiede, avvolti in una tristezza senza fine, pur sapendo che il sole tornerà ancora a brillare. Eppure Lumière, Tockins, Mrs Bric, Chicco e tutti gli altri, aggrappati romanticamente a quell'ultimo afflato di vita, a quel sogno che mette fine a tutti i sogni, muoiono e rinascono come solo gli oggetti sanno fare.
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