martedì 25 luglio 2017
Kong: Skull Island
La cosa che riesce meglio a "Kong: Skull Island" è quella di non prendersi troppo sul serio. Più insiste sullo spettacolo posticcio di CGI, sui dialoghi troppo americani per essere veri, sulle dimensioni che - mai come in questo caso - contano, più l'operazione si rivela intelligente: come a dire, volevate un b-movie? Eccolo, nudo e crudo, spiattellato proprio come King Kong che si vede fin dall'inizio, senza farsi attendere, ma è già lì in tutta la sua enormità (con buona pace di qualsiasi squalo spielberghiano). E bisogna anche ammettere che immaginare l'isola di Kong come un vero e proprio vaso di Pandora restituisce i suoi frutti: le creature che escono dalle viscere della terra sembrano i dinosauri di Jurassic Park rimodellati in salsa horror, emanazioni davvero primordiali di mostri antichi quanto la terra. Certo, non c'è la storia d'amore più bella del cinema, non c'è un geniaccio come Peter Jackson che usa lo scimmione superstar per ricordare che anche il digitale ha un cuore...ma amen, c'è un blockbuster onestissimo lanciato verso il ludismo esasperato, perfino trash, di un mondo orfano di titani. C'è Samuel L.Jackson che fa Samuel L.Jackson. E, ovviamente, c'è John C. Reilly che, da solo, meriterebbe già l'acquisto del biglietto.
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