mercoledì 19 marzo 2014
Zero Dark Thirty:
racconto di un'ossessione
Che gran film Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow. Controversa ed ineccepibile parabola sull'ossessione come fame onnivora e unidirezionale, capace di accecare e di inghiottire tutto il resto in un vortice di follia senza fine: straordinario il personaggio di Jessica Chastain (per quanto mi riguarda la migliore giovane attrice Americana in circolazione), furia umana potente e debordante, riflesso ed emblema di un Paese capace di tutto pur di raggiungere il suo fine. Il mondo di "Zero Dark Thirty" è asfissiante ed esclusivo, è quello delle stanze di tortura, degli elicotteri e delle automobili, della sale di riunione e progettazione, degli uffici e dei rifugi insospettati, distanti dal mondo e dagli occhi dei media. La caccia all'uomo si consuma lontana dagli occhi del comune cittadino, completamente (e genialmente) escluso dal film, come una sorta di protagonista assenteista. E quando lo scopo viene raggiunto non esiste nè pentimento nè rielaborazione, ma solo un terribile, avvolgente senso di vuoto. L'ossessione è stata consumata e ora?
Sola, Jessica Chanstain parte senza direzioni ma solo con delle lacrime che scivolano sul suo viso. (Sospesa).
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2 commenti:
Condivido parola per parola. La performance della Chastain è impressionante...
Dalla personificazione della grazia malickiana all'incarnazione dolente di un'ossessione nazionale: sì, la Chastain è un'attrice davvero grande.
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