giovedì 20 marzo 2014

Il passo falso di Clooney:
Monuments Men





Mi sarebbe piaciuto poter andare controcorrente ma, questa volta, non posso che darvi ragione: "Monuments Men" è il passo falso di George Clooney. E dispiace dirlo perché considero tutte le sue precedenti prove registiche (sì, anche la sottovalutata e raffinatissima commedia sentimental-cinefila "Leatherheads") degli ottimi esempi di cinema neoclassico hollywoodiano, diretti con intelligenza, garbo e amore. Ma qui qualcosa è andato storto ed è prima di tutto un problema di ritmo. E' come se il film non riuscisse mai a trovare il suo equilibrio, alternando toni da commedia a pedanterie retoriche che lo trasformano nell'ennesimo film edificante sullo spirito americano.
Il messaggio reiterato circa l'importanza dell'arte e della sua tutela è ribadito come in un pamphlet schematico e ridondante, dove si erge il mito di un Paese prima ancora del mito dell'Arte. Agli attori si vuol bene, è chiaro, ma l'impressione è che tutti i personaggi siano fuori fuoco e che perfino un'attrice meravigliosa come Cate Blanchett sia assolutamente sprecata in un personaggio mai così decentrato. E quel finale, che (mal)echeggia il soldato Ryan, è una delle cose più patetiche che si siano viste ultimamente su grande schermo. Un peccato perché sulla carta il progetto era assai accattivante. Non rimane che sperare che questo rimanga l'unico passo falso nella carriera di un bravo regista che ci avevi abituati a ben altri film.


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