martedì 3 febbraio 2015
Surviving Life di Svankmajer
"E' solo un sogno"
Sulle banconote il volto della donna amata.
Riti alchemici per vivere la second life dei propri sogni, storie d'amore prive di corpi, spettri baluginanti che riflettono il nostro passato, revenants alimentati solo dalla nostra mente: mani gigantesche che applaudono dalle finestre dei palazzi.
"E' solo un sogno" dice allora la donna dei sogni di "Surviving Life" al piccolo protagonista che, imbambolato, la osserva nel ruolo di figlio e d'amante.
Nuotando in una vasca di sangue
o in un liquido amniotico rosso saturo,
trasformato nel bambino-feticcio alla corte della vita,
l'impiegato Evzen trova finalmente la propria felicità.
Nuota di nuovo davanti alla donna, madre e amante, che gli concede sorrisi gentili e coccole materne: e alla fine il potere dell'immaginazione fa crollare la realtà unica e fittizia cui ci è stato imposto di credere.
L'ultimo film di Svankmajer lancia il suo dardo infuocato contro il cuore cieco e grigio del capitalismo più sfrenato, ben consapevole che bisogna entrare nei sogni altrui per salvarsi da questo mondo (e che un sogno, nessun sogno, potrà mai essere capitalizzato).
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