venerdì 19 settembre 2014
Red Amnesia
"Red Amnesia" di Wang Xiaoshuai. Parte come un thriller metafisico, una sorta di ghost-movie dove un filo di tensione costante serpeggia inquadratura dopo inquadratura. Si delinea come un ibrido tra "Caché" e "Kairo" per poi (provare) a cambiar pelle in modo incerto, finendo per trasformarsi nella metafora su un Paese che non può dimenticare. Il problema del film di Wang è la programmatica, didascalica restrizione di campo della seconda parte: ciò che era suggerito diviene unica interpretazione possibile. La tensione si smorza, il pretesto ci assale rivelandoci quella che sembra un'opera fin troppo studiata e leziosa per poter davvero sorprendere. Esempio calzante di come una struttura narrativa possa estroflettersi a tal punto da inghiottire il film stesso. La riflessione sulla memoria e sulla colpa viene esplicitata in modo così parossistico da far perdere a "Red Amnesia" tutta la sua forza e ambiguità. Il culmine arriva con un'autentica sequenza-spiegone, in cui i figli della protagonista ci prendono per mano e chiariscono letteralmente il film, restringendo il campo e negandone la stessa portata. Un vero peccato: quando un film è girato così bene che vorresti che fosse qualcosa, quando si rivela proprio il suo opposto.
Menzione speciale per l'ottima attrice protagonista.
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