mercoledì 1 febbraio 2017
Contact
Via crucis ed estasi di una santa, folgorata da una viaggio interstellare che tanto somiglia a una visione divina. Sbeffeggiata dalla gente del suo tempo, priva di qualsiasi prova scientifica, la sua parola chiede a tutti, semplicemente, di essere creduta. Bisogna credere, in fondo, per riuscire a vedere. A rivederlo oggi, Contact, film epocale e profondamente incompreso di Zemeckis, è geniale proprio come meccanismo di specchi e di riflessi: lo spazio è perfino deludente, perché il vero ignoto, il vero sense of wonder, è dentro di noi. E' il sentimento a legittimarci come uomini, la nostra attrazione per l'altro (come in Hereafter di Easwood), vero, ignoto spazio profondo. In fondo, Contact non si stacca mai da terra, il contatto del titolo è l'adesione cieca, appassionata a un sogno più grande, come se si trattasse di un profondissimo sentimento religioso. Tutto il cosmo, le stelle e i pianeti, si accendono e si spengono in un battito di ciglia. E Jodie Foster, come Danzel Washington nel finale di Flight, fa della sua integrità, della sua umanità, l'ultimo e più importante baluardo della morale occidentale. Da vedere, rivedere e amare incondizionatamente.
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