sabato 3 gennaio 2015
Con l'entusiasmo di un bambino
Il conformista
e poi ritorni a un film come "Il conformista" che è cinema puro, saturo, colorato eppure inquieto, malsano e labirintico. L'ambizione spregiudicata di diventare un uomo qualunque, di adottare la prospettiva di una quieta, borghese normalità: l'opera di Bertolucci è quel lucido miraggio che s'interroga sulla sanità intesa come malattia (e qui ancora sulla folle ordinarietà del fascismo). Cinema grandioso in preda a un nervosismo febbrile.
(penso alla fuga nel bosco, tutta in macchina a mano, dove puoi sentire ogni passo sprofondare nella neve, e poi il rumore degli spari, il sangue spalmato sul viso e quella macchina da presa che segue Dominique Sanda fino all'ultimo respiro. E alla fine rimangono gli alberi, il vento e il silenzio).
(penso alla scena del ballo, coreografia interiore in cui Trintignant si ritrova di nuovo nel mondo, completamente fragile, instabile e "nudo". Ed è la colpa a renderlo uomo).
e quindi i cromatismi emotivi di Storaro, la colonna sonora che è come una gabbia che confina il suo protagonista in un abisso senza via d'uscita.
Non riesco a scrivere di Bertolucci senza l'entusiasmo di un bambino, (ri)vedendo nella mente ogni singola scena.
Che meraviglia.
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