venerdì 26 dicembre 2008

Barry Lyndon




Regia: Stanley Kubrick
Cast: Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Marie Kean
Anno di produzione: 1975


In uno dei trattati di estetica e critica letteraria più famoso di tutti i tempi, l’Anonimo coniò il concetto di “Sublime” (“Il sublime”) per indicare non solo qualcosa che è semplicemente bello o meravigliosamente bello, ma qualcosa che sconvolge e sbigottisce per quanto è straordinario e indicibile. Se c’è un film che conserva più di una parvenza di tale concetto questo è sicuramente “Barry Lyndon”, opera così perfetta, superba e imponente da far bruciare gli occhi. Mi piace molto ciò che scrisse allora il New York Post: “Puro cinema” aggiungendo “La sua struggente bellezza vi annienterà”. Narrazione letteraria ma in realtà fatta di...nulla. Perché una storia di ascesa e decadenza è una storia di materia, di successi evanescenti e di brutalità cancellate dal tempo. Tutto finisce, anche il ricordo, per trasformarsi in un oceano di immateralità incorporea. Film nichilista e terribile "Barry Lyndon" (non)parla di nulla: in questa dilatazione estatica e radicale dei tempi c’è tutto l’amore e il fascino del cinema, c'è tutto ciò che ci ha fatto sognare ed ammaliare. Ma soprattutt parla di cinema, non di film: ci ricorda la magia della luce, il miracolo del filmare, parla dei giochi della visione confrontandosi con teorie percettive, cromatismi pittorici e sinfonie di immagini. Ciò che emerge da quest’esperimento colossale è un film sontuoso, una danza di immagini che raccontano un lento declino. Pura opera d'arte in movimento quella dei tableaux vivants più belli che il cinema possa ricordare. Kubrick si ispirò alle tele di pittori classici, girò tutto con luci naturali, ricostruendo perfettamente le atmosfere Settecentesche. Ovviamente essenziale è la colonna sonora: sapientemente si costruisce un abbinamento perfetto tra immagini e musica, e laddove la voce narrante non racconta gli avvenimenti, sembra la musica a raccontare. Come sempre in Kubrick il ruolo della colonna sonora non si limita a essere un semplice accompagnamento musicale, ma diventa racconto stesso. La musica sembra quasi protagonista, visceralmente legata alla freddezza di Barry.

1 commento:

Daniele ha detto...

Eh...come non darti ragione! C'è da rimanere a bocca aperta. Troppe le scene memorabili per menzionarle tutte. Un film perfetto. Passano tre ore e neanche te ne accorgi!