venerdì 2 agosto 2013

Lo sguardo prima di tutto.
Auto Focus di Paul Schrader




Lo sguardo prima di tutto.
Poter vedere e rivedere, guardare più da vicino, di fronte a una realtà che sarà per sempre schermo. La rappresentazione non è solo entrata nelle nostre case, incoraggiata dalla riproduciblità tecnica e dal mito del progresso, ma è sempre stata dentro di noi. Nessun nuovo organo, nessuna nuova protesi o tecnologia che non fosse già, sempre e comunque, nell'essere umano. L'ossessione abita, ancora una volta, la carne. Ma soprattutto l'ossessione abita il sesso ("Mirate al sesso!" si urlava nell'ultimo Carax).



In "Auto Focus", lucidissima quanta sottovalutata opera di Schrader, l'ossessione voyeuristica subisce un transfert tecnologico: guarda più da vicino, riavvolgi il nastro, torna avanti e indietro, monta e ricomincia a guardare. Ovvero la sessualità nell'era della riproducibilità tecnica, quella che ha preceduto internet ma ha iniziato a immaginare una rete (di sguardi e fruizioni). Il "domestico", l'artigianale, il video divengono subito gli strumenti di una nuova proliferazione pornografica: ed è allora che l'ossessione bulimica sconfigge il desiderio. Filmare vuol dire registrare, spudoratamente (s)velati, non solo gli altri ma (soprattutto) se stessi. Ecco allora che guardare diviene guardarsi, con passione ed eccitazione: follie libidinali come indici di nuove identità.

L'ossessione narcisista del protagonista viene condannata dal tempo: il voyeurismo si rivela una spinta autodistruttiva, una pulsione scopica incontrollata e difficilmente censurata.
Ecco dunque "Auto Focus", ennesima riflessione Schraderiana sul conflitto tra istinto e ragione.


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