martedì 2 aprile 2013
Ricordi la pioggia incessante di Giugno?
"A Snake of June" di Shinya Tsukamoto
Ricordi la pioggia incessante di giugno,
e quel bianco e nero virato in blu?
Ricordi quella storia d'amore
che appassisce e già rinasce
per via del sesso, della malattia e del dolore?
E ricordi quella spietata macchina della verità,
che pure guarda e piange,
e non può fare a meno di ribadire
che guardare è conoscere e soffrire
ma è anche amare?
Ama l'occhio, sembra dire Tsukamoto
ama l'obiettivo
ama la macchina
ama il corpo
ama la pelle
e, soprattutto, ama la città (che noi siamo)
Come serpenti di giugno
viviamo e liberiamo
nelle metastasi di un mondo incancrenito
Abbiamo perso consapevolezza del corpo e della carne, abbiamo esteso la nostra pelle per intere metropoli, ma continuiamo ad avere paura.
Tsukamoto è il padre di un cinema che riprende coscienza del proprio corpo e porta avanti un discorso meravigliosamente teorico sulla malattia, sul cancro come morbo ipertrofico di un'intera società.
E in "A Snake of June" c'è spazio perfino per una luce, per un nuovo romanticismo (una nuova verità) all'insegna della mutilazione e del dolore.
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