Reduce dalla visione ipnotica e straordinaria del "Faust" di Sokurov, leone d'oro all'ultimo festival di Venezia. Immaginate un mostro deforme, degradante e degradato. Un unicum dalla potenza rara, che ha il potere di squarciare, una volta di più, il dispotivo-cinema. La sua arma? Un talento enorme chiamato Alexander Sokurov.
Il cinema si squarcia a suon di viscere e carne. L'homunculus esce fuori.
Ma per scrivere di carne bisogna prima metabolizzare l'immagine. Respirarla, riesplorarla, perdersi per poi tornare. O forse no.
Lontani dalle scatole industriali il cinema è smarrimento e perdizione.
E noi spettatori protagonisti, tra luci e colori, di quel peccato originario che è l'unica, vera visione.
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